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Come ci si sente...davanti alla sofferenza

Di Nicola Lecca Oggi ho pianto: davanti a tutti, nella metropolitana. Non mi capitava da molto tempo. Ma ciò che è accaduto stamattina mi ha profondamente scosso e sento l'urgenza di condividerlo con tutti voi. Questa mattina sono uscito di casa molto presto per portare alla stazione di Vienna pane, banane, biscotti e altri beni di prima necessita per i nuovi rifugiati siriani che sono arrivati all'alba dall'Ungheria. Inizialmente la polizia non voleva farmi passare: ha detto che avrei dovuto portare quel cibo alla Caritas. Ma io ho insistito. Ho detto: "Non vede che hanno fame? Loro sono qui, adesso: e questo cibo è importante: è necessario!" Il poliziotto, allora ha ceduto e mi ha fatto passare. Nel giro di pochi istanti tutto è cambiato. D'improvviso attorno a me c'era soltanto disperazione, paura, dolore, sofferenza. Gli occhi di tutti erano spaventati. Si percepivano lo sfinimento, l'angoscia, il terrore. Una donna molto anziana mi è passata accanto. Si sentiva male e la stavano scortando verso un'ambulanza. E c'era un odore che non dimenticherò mai. L'odore della privazione, della povertà assoluta, della fatica estrema. Un odore lontanissimo dalla felicità. I poliziotti indossavano guanti e mascherine e mi hanno detto di sbrigarmi: che sarei dovuto andare via il più presto possibile. Io ho lasciato il mio contributo per una colazione dignitosa: un contributo insufficiente, che non sarebbe bastato per tutti. E sono rimasto profondamente rattristato. Questa tristezza permane e sarà difficile farla andare via. Perché una cosa è vedere le foto sui giornali. Un'altra è testimoniare di persona tutto questo dolore e tutta questa sofferenza: della quale non sono responsabile ma che sento il dovere di alleviare. Il caffè in cui scrivo, la mia casa, i miei vestiti mi sono improvvisamente sembrati un enorme privilegio. E me ne sono perfino vergognato, pur nella consapevolezza che se ognuno facesse ciò che ho fatto io oggi queste persone avrebbero di che vivere per molto tempo. Nei prossimi giorni tornerò alla stazione di Vienna e cercherò - come posso - di contribuire al benessere dei rifugiati siriani. Se potete, vi prego, fatelo anche voi.