Le imprese degli immigrati ancora in aumento nel 2015, nonostante la crisi

Crescono nel 2014 le imprese condotte da lavoratori immigrati e superano la soglia del mezzo milione di unità (525mila). Incidono mediamente per l’8,7% sul totale delle imprese registrate nelle Camere di Commercio e per il 10,1% al Centro-Nord, dove si concentrano per oltre i due terzi. In 6 casi su 10 operano nel commercio e nell’edilizia, ma forte è la crescita anche nel comparto “noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese” (3.500 imprese in più nel 2014) e in quello ristorativo-alberghiero (2.900 in più). Facendo riferimento all’insieme delle cariche ricoperte nell’ambito delle imprese individuali, marocchini, cinesi e romeni si confermano i gruppi più rappresentati, ma sono i bangladesi a distinguersi per l’incremento maggiore. Queste le anticipazioni del Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2015, che il Centro Studi e Ricerche IDOS sta curando con il supporto della Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola e Media Impresa e di MoneyGram per presentarlo nel prossimo autunno. Roma, 9 luglio 2015, h 10,00 – Continua la crescita delle imprese condotte da lavoratori immigrati, ovvero quelle in cui il titolare, nel caso delle ditte individuali, o la maggioranza dei soci e degli amministratori sono nati all’estero. Dopo un aumento di oltre 43mila unità tra il 2011 e il 2013 (+9,5%), anche nel 2014 i dati Unioncamere/Infocamere attestano quasi 28mila imprese in più (+5,6% sull’anno precedente), confermando lo spiccato dinamismo di questa componente del tessuto imprenditoriale del Paese. Sale così a 524.674 il totale delle imprese gestite da cittadini nati all’estero, con un impatto dell’8,7% sull’intero sistema imprenditoriale italiano (6.041.187 imprese alla fine del 2014), di cui rappresentano ormai una componente strutturale e dinamica, di assoluto rilievo per sostenerne gli equilibri in questa fase di prolungata difficoltà.
Infatti, anche nel 2014 la crescente diffusione dell’iniziativa imprenditoriale immigrata contribuisce a bilanciare la lieve ma progressiva contrazione della base imprenditoriale autoctona, duramente provata dalla crisi. Così il saldo positivo tra tutte le imprese iscritte e quelle cancellate dai registri camerali nel corso dell’anno1 , il migliore dal 2010, si lega in larga parte proprio alle attività guidate da cittadini nati all’estero, che hanno inciso per quasi un quinto sull’insieme delle iscrizioni (18,1%) e per poco più di un decimo su quello delle cancellazioni (10,9%). Inoltre, rispetto al 2013, le nuove iscrizioni sono aumentate di 4.268 unità nel caso delle imprese a guida immigrata (+6,8% sul 2013) e diminuite di 17.772 (-5,5%) nel caso di quelle avviate da nati in Italia, come a dire che i lavoratori di origine straniera, contrariamente agli autoctoni, continuano a distinguersi per una crescente propensione all’iniziativa imprenditoriale, anche di fronte alla persistente incertezza del quadro economico del Paese. In entrambi i casi, invece, si rileva un notevole ridimensionamento delle cessazioni di attività (-6,5% e -2.582 sul 2013 per le imprese condotte da immigrati; -9,5% e -28.959 per quelle controllate da autoctoni). “Siamo di fronte ad andamenti che attestano un timido inizio di ripresa, più marcato per gli imprenditori immigrati. È un segnale positivo che dimostra una volontà di integrazione e di emersione dal sommerso che va sostenuta e incoraggiata”: questa la presa di posizione di Daniele Vaccarino, presidente della CNA - Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola e Media Impresa, storica partner di IDOS nello studio di questo settore. A trainare la crescita delle attività imprenditoriali dei migranti è il settore dei servizi – che con 22mila imprese in più rispetto al 2013 (+7,5%) copre l’80% dell’intera crescita annuale – e, al suo interno, il comparto commerciale (+13mila e +7,3%), quello del noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese (+3.500), che si distingue anche per il maggiore incremento in termini relativi (+15,1% nell’ultimo anno), e le attività di alloggio e ristorazione (+2.900 e +8,1%).
Il commercio (oltre 188mila imprese registrate alla fine del 2014, il 35,8% del totale), insieme all’edilizia (quasi 128mila, 24,3%), continua a rappresentare il principale ambito di attività. È però nel comparto del noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese che, per la prima volta nel 2014, si registra la più alta incidenza delle imprese a conduzione immigrata sul totale: 15,4%, un valore quasi doppio rispetto alla media (8,7%) e superiore anche a quello proprio dell’edilizia (14,8%). Come a dire che oggi, in Italia, oltre 1 impresa ogni 7 di quelle operanti nei due comparti è gestita da lavoratori immigrati. Nel commercio lo stesso rapporto è di 1 ogni 8, tra le attività di alloggio e ristorazione di 1 ogni 11. Come è noto, è forte la dimensione artigiana di queste imprese, come attesta la crescente attenzione della CNA e degli Enti Bilaterali quali l’EBNA. Sempre più spesso, inoltre, anche i migranti avviano forme d’impresa più complesse e strutturate sotto l’aspetto societario: se è vero, infatti, che in 8 casi su 10 le attività da loro controllate sono costituite come imprese individuali, a crescere in termini relativi sono soprattutto le società di capitali (+14,5% sul 2013), che alla fine del 2014 coprono oltre un decimo del totale (10,8%). Per Massimo Canovi, Vice Presidente di MoneyGram per il Sud Europa e altro storico partner di IDOS per il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria, “Queste anticipazioni avallano lo spirito positivo emerso nel corso dell’annuale premiazione degli imprenditori immigrati distintisi per vari aspetti della loro attività: dall’innovazione alla crescita del profitto, dalla responsabilità sociale all’aumento dell’occupazione. Sono dati a cui prestare grande attenzione, che propongono sempre più spesso i migranti come protagonisti di storie imprenditoriali di successo e di sostegno al nostro Paese, e per questo ogni anno cerchiamo di valorizzarne le capacità tramite il MoneyGram Award”.
La distribuzione territoriale evidenzia la netta concentrazione nelle aree centro-settentrionali, dove le imprese condotte da immigrati operano in più dei tre quarti dei casi (77,8%) e hanno un’incidenza media sull’insieme delle imprese iscritte nelle locali Camere di Commercio di un decimo (10,1%). Si riscontrano anche incidenze superiori, il valore è pari a un ottavo in Toscana (12,1%) e a un nono in Liguria (11,2%). Sono la Lombardia e il Lazio, però, principali regioni di insediamento della popolazione immigrata in Italia, a evidenziarsi per il più alto numero di imprese a questi riconducibili: 167mila in tutto, quasi un terzo del totale nazionale (31,8%), maggiormente concentrate sul territorio lombardo (19,0%), e, a livello provinciale, nell’area romana (10,9%). Quanto ai diversi gruppi nazionali, a distinguersi per il maggior numero di cariche imprenditoriali all’interno delle imprese individuali continuano ad essere i marocchini, cui si riconduce oltre un settimo (15,2%) delle cariche (complessivamente 427mila, secondo i dati Sixtema/CNA), tradizionalmente concentrati nel commercio (74,1%). Seguono, con una quota analoga e pari a un nono del totale, i cinesi e i romeni (11,2% ciascuno): i primi distribuiti soprattutto tra il comparto commerciale (40,9%), quello manifatturiero (34,9%) e i servizi di alloggio e ristorazione (12,1%), i secondi fortemente concentrati nell’edilizia (66,5%). A distinguersi per i più accentuati ritmi d’aumento sono, invece, i bangladesi, che, continuando il trend positivo dell’ultimo quinquennio, nel 2014 hanno fatto registrare una crescita di oltre un quarto delle cariche loro intestate nell’ambito di imprese individuali (+28,3%, ovvero quasi 6mila titoli in più). Notevole è stato anche l’aumento dei pakistani e dei nigeriani (rispettivamente +19,9% e +19,1%). Secondo Ugo Melchionda, presidente di IDOS, “Le forti potenzialità degli imprenditori immigrati nell’ottica del co-sviluppo e di una progressiva maggiore integrazione dell’area mediterranea, sono evidenziate dal fatto che tra le prime dieci collettività più rappresentate si trovano, oltre al Marocco, anche l’Albania (7,3%), l’Egitto (3,7%) e la Tunisia (3,2%)”. Il gruppo dei ricercatori, in cui sono inclusi anche i rappresentanti della CNA e studiosi esterni, è coordinato da Maria Paola Nanni del Centro Studi e Ricerche IDOS e completerà il lavoro nel prossimo autunno