Lavoro domestico, Assindatcolf-Idos: stranieri guadagnano 23% in meno degli italiani. Colf, badanti e baby sitter sono un’eccezione
Un dato positivo che, però, deve essere letto anche in relazione al numero di ore regolari lavorate in un anno, che per gli stranieri non comunitari tende a essere superiore rispetto a quello degli italiani perché per loro il lavoro in chiaro è indispensabile per mantenere anche uno status di regolarità giuridica. D’altra parte il differenziale retributivo tra italiani e stranieri tende fisiologicamente ad assottigliarsi, subendo per entrambi un appiattimento verso il basso, nei comparti in cui il livello salariale è generalmente ridotto, come nel caso di quello domestico.
“In Italia – dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf – a differenza di altri Paesi esiste un contratto collettivo nazionale. A nostro avviso, l’unico salario minimo possibile è quello contrattato tra le parti sociali nel Ccnl e che, purtroppo, anche a causa di costi troppo elevati già non viene accettato in 6 rapporti di lavoro su 10. Se prima non si modifica l’attuale sistema fiscale a carico delle famiglie datrici è impensabile immaginare di applicare un valore diverso e maggiore rispetto agli attuali minimi retributivi. Al contrario si determinerebbero costi davvero insostenibili a carico delle famiglie che non farebbero che aumentare il lavoro irregolare ed accrescere le ingiustizie sociali”. “La parità di trattamento, tanto tra uomini e donne quanto tra italiani e stranieri, richiede sempre di essere realizzata in una cornice di giustizia sociale, anche per quel che riguarda i salari – afferma Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS –. Soprattutto nel comparto del lavoro domestico, sarebbe auspicabile superare la fittizia contrapposizione di interessi tra lavoratrici straniere e italiane, rappresentate spesso in competizione, e promuovere invece un asse solidale che, in collaborazione con le famiglie datrici di lavoro, prema sul governo per la messa in atto di condizioni che permettano un trattamento effettivamente equo per tutti i lavoratori del comparto”.